I lettori ricorderanno la forte polemica sulle trascrizioni al municipio della capitale dei matrimoni omosessuali contratti all’estero. Il sindaco Marino ne ha fatto una battaglia mediatica e ideologica, rifiutandosi di obbedire alla richiesta di cancellazione della trascrizione da parte della prefettura, sostenendo che i matrimoni fossero regolarizzati all’estero ed il comune doveva . Ora due lettori di Avvenire chiedono al direttore Tarquinio cosa avverrebbe se un cittadino di un paese in cui è legittima la poligamia chiedesse al sindaco di roma di registrare il suo matrimonio multiplo. Ecco la risposta del giornalista: L’interrogativo niente affatto paradossale che i due amici lettori pongono sulla “poligamia” è una domanda semplice e diretta, ma alla quale i sindaci colti da improvvisa ansia di “trascrizione” di nozze estere (che in Italia nozze non sono) si guardano bene dal dare risposta. Risposta in realtà impossibile. Come fa, infatti, una qualsiasi autorità di governo locale a spiegare ai propri cittadini e all’intera opinione pubblica che incredibilmente intende applicare leggi di uno Stato diverso dal proprio? Come fa a ignorare che in materia matrimoniale anche solo nella Ue, per il principio di
sussidiarietà, l’Unione nulla può imporre ai singoli Stati membri? Come fa a giustificare la scelta di infischiarsene della Costituzione che ha giurato di rispettare e delle leggi della Repubblica? La verità, gentile signor Bianchi, è che si sta giocando un gioco tutto politico che nulla ha a che vedere con la legalità e con il buon diritto. E anche con una possibile saggia regolazione dei rapporti tra persone dello stesso sesso che, come ha sottolineato la nostra Corte costituzionale in una recente sentenza, sono comunque diversi dal matrimonio definito dall’articolo 29 (e seguenti) della nostra Carta fondamentale.
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