In questo alternarsi di detto e non detto sul trasferimento a Roma del dott. D’Alascio, commissario prefettizio a Ceccano dai primi di giugno, ho provato a rivolgermi alla fonte e ho scritto. Provate a farlo anche voi.
Sig. Ministro degli Interni
Sig. Prefetto di Frosinone
Mi chiamo Pietro Alviti, vivo a Ceccano, dove faccio l’insegnante. Le scrivo per esprimere il mio sconcerto, condiviso da tanti altri cittadini, di fronte alla notizia che il dott. D’Alascio, nominato commissario prefettizio in questa città, dopo la presentazione contestuale delle dimissioni di 11 consiglieri comunali, all’inizio del mese di giugno, sia già stato trasferito ad altro incarico. La presenza del dott. D’Alascio a Ceccano aveva suscitato un sospiro di sollievo in tanti cittadini abituati purtroppo a vivere nella mancanza del rispetto delle regole e a confrontarsi con uan classe politica che certamente non ha dato una gran prova di sé in questi ultimi decenni.
Non le nego, signor Ministro, che a me e a molti il trasferimento ha fatto pensare all’antica pratrica romana del promoveatur ut amoveatur e risulta difficile capire ad un semplice cittadino come me,come sia possibile nominare un commissario prefettizio in una città così importante e problematica come Ceccano, sapendo che dopo un mese sarebbe stato trasferito ad altro incarico. In molti stanno pensando qui ad indebite pressioni esercitate da parte di qualcuno che mal tollera la buona ordinaria amministrazione e in molti si attendono una presa di posizione chiarificatrice.
In attesa di una Sua risposta, La prego di accogliere i sensi della mia stima
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