L’università mette un impianto laser per controllare i movimenti della frana del viadotto Biondi: al comune neppure li considerano. Leggiamo da L’inchiesta
Un laser scanner piazzato proprio davanti alla frana per studiare in 3D gli spostamenti di terreno in atto. È l’ultima iniziativa in ordine di tempo del Campus partecipativo sperimentale attivato dalla Rete “La Fenice” con Giuseppina Bonaviri, con la direzione scientifica del geologo Mario Catullo e la fondamentale collaborazione del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma. Due giorni fa sono venuti ai piedi del Viadotto un ingegnere e uno studente da Roma per sistemare la strumentazione sul tetto dell’antistante edificio regionale ed acquisire dati. L’ingegnere arrivato a Frosinone fa capo alla Nhazca (Natural Hazards Control and Assessment) , una società Spin-off dell’Università “Sapienza” di Roma, leader a livello internazionale nell’ambito dell’analisi e monitoraggio dei rischi naturali e delle grandi opere per finalità di gestione e riduzione dei rischi. Con lo scanner laser e la fotocamera ad alta risoluzione, già sistemata da settimane sul tetto dell’edificio della Regione, sarà possibile studiare al meglio i movimenti in atto sul versante. Le rilevazioni con il laser dovrebbero durare fino a dicembre e l’obiettivo è registrare gli spostamenti di volume, specie in occasione degli eventi meteorici. Da tempo il Campus partecipativo con esperti, tecnici e cittadini ha proposto un’alternativa per il risanamento del versante franato, sviluppata a partire dall’idea originaria del geologo Mario Catullo. Un progetto che prevede la “cura del malato” (in questo caso la collina) con la tecnica del risanamento elettrochimico, basato sull’utilizzo di barre di ferro, alluminio ed elettricità per ricompattare il terreno. Proprio Catullo qualche giorno fa aveva nuovamente sottolineato che senza il consolidamento del versante qualsiasi intervento di ripristino del Viadotto potrebbe rivelarsi vano, esprimendo anche forti perplessità sulla soluzione tampone del ponte militare. «Con i movimenti in atto sulla collina – aveva detto Catullo – su cosa poggerebbe questo ponte militare?». Per questo il Campus attivato da mesi elabora proposte “a costo zero” per le amministrazioni e gli enti coinvolti. Ma finora non è stata concessa nemmeno la possibilità di testare per 2-3 mesi la tecnica del risanamento elettrochimico su una porzione del versante, anche a causa del caos sulle competenze fra i vari enti per intervenire sulle differenti zone della collina franata –
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