E’ lì da decenni a simboleggiare un’urbanistica che cercava di risolvere un problema (la mancanza di abitazioni) senza accorgersi di crearne centinaia di altri (ghettizzazione etc.). è il quartiere Di Vittorio a Ceccano, un agglomerato urbano preso in Polonia o in Slovacchia e trasferito a Ceccano; soltanto un dormitorio, senza un negozio, un bar, la chiesa soltanto alcuni decenni dopo, con i fenomeni derivanti dall’aver ammassato popolazione senza creare una città. Invece che ricostruire Ceccano distrutta dalle bombe alleate se n’è fatta una nuova, nel peggiore dei modi.
Sarebbe interessante capire il perché dell’assenza totale di esercizi commerciali nell’area ma questo spetta a chi scrive la storia.
C’è invece la necessità., ora di affrontare il degrado in cui sono lasciati gli spazi di pertinenza comunale, cioè tutti quelli che non appartengono alle singole famiglie… Perché non lottizzarli? Perché non dare ad ogni singola famiglia un piccolo pezzo di giardino, con un’ apposita regolamentazione per evirare fenomeni speculativi. C’è chi potrebbe farci l’orto, chi un posto per rilassarsi all’ombra, chi coltivare fiori… Difficile? Meglio lasciare tutto così? Non ci sarebbe l’esigenza di un comitato di quartiere che possa gestire gli spazi comuni?
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