Il Vaticano respinge le accuse, “antiche e vecchie”, al Cardinale, oggi Papa, Bergoglio per accuse relative al periodo della dittatura in Argentina, e che arrivano da “una sinistra anticlericale per attaccare la Chiesa e quindi debbono essere respinte con decisione”.
Lo ha fatto questa mattina con una dichiarazione ufficiale del Direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi. “Una campagna ben nota e diffamatoria che risale al tempo in cui Bergoglio non era ancora vescovo in Argentina e a due sacerdoti che sono stati rapiti e che lui non avrebbe protetto” Bergoglio “fece molto per proteggere la gente durante la dittatura” e una volta diventato Arcivescovo di Buenos Aires “chiese il perdono per la Chiesa, per non avere fatto abbastanza durante il periodo della dittatura”. Padre Lombardi precisa “che non vi è mai stata un’accusa concreta e credibile nei suoi confronti, la giustizia argentina lo ha interrogato una volta come persona informata sui fatti e non gli ha mai imputato nulla e lui ha negato in modo documentato le accuse”. Sono quindi accuse ”da respingere con decisione”. Per Padre Lombardi “vi sono invece moltissime dichiarazioni che dimostrano quanto Bergoglio fece per proteggere molte persone nel tempo della dittatura militare. Le accuse appartengono all’uso di analisi storico-sociologiche del periodo dittatoriale fatte da anni da elementi della sinistra anticlericale per attaccare la Chiesa.
E’ da prendere in seria considerazione la dichiarazione di Perez Esquival che esclude qualsiasi compromissione del cardinale Bergoglio con la dittatura in Argentina. Questa mattina il sacerdote sopravvissuto dei due sequestrati molti anni fa, oggetto dell’episodio a cui si rivolgono quelle accuse, ha fatto una dichiarazione in Germania in cui dice che dopo questa vicenda aveva incontrato anche con l’altro sacerdote Bergoglio, che allora era vescovo di Buenos Aires e avevano concelebrato la Messa insieme, con piena manifestazione di armonia e accordo”.
Franz Jalics, uno dei due sacerdoti gesuiti perseguitati dalla dittatura argentina all’epoca in cui Jorge Mario Bergoglio era Provinciale dei Gesuiti a Buenos Aires oggi vive in Germania ed è “in pace” con Papa Francesco. Lo sostengono fonti dell’Ordine dei Gesuiti. Il sacerdote -che dal 1978 risiede nella piccola località bavarese di Wilhelmsthal, vicino Kronach – si trova in questi giorni in Ungheria, dove rimarrà’ fino al 10 maggio, impegnato in esercizi spirituali. Il sacerdote alcuni anni fa si recò a Buenos Aires, proprio su invito dell’Arcivescovo della capitale argentina, e “affrontò la questione” hanno indicato fonti dell’Ordine a Monaco all’edizione on-line del settimanale Der Spiegel. “E’ in pace con Bergoglio”, ha aggiunto il portavoce dei gesuiti tedeschi, Thomas Busch, senza specificare il contenuto della conversazione.
Jalics fu sequestrato nel 1976, insieme a un altro gesuita, Orlando Yorio, quando entrambi prestavano servizio tra i diseredati di Flores, una bidonville a Buenos Aires, ai tempi della dittatura argentina (1976-1983). La questione della presunta collaborazione del neo Papa Francesco con la Giunta Militare, proprio in questo caso, è uno dei temi affrontati dal giornalista argentino Horacio Verbistky ed è riemersa nelle ore successive all’elezione. Alcuni settori del ‘kirchnerismo’ mettono in dubbio il comportamento di Bergoglio in quegli anni e sostengono che non protesse i due sacerdoti. Verbitsky accusa Bergoglio di aver di fatto consegnato i due sacerdoti. Lo stesso Bergoglio nel 2010 rigettò le accuse e anche la collaborazione con i militari nel libro ‘El jesuita’.
L’attivista per i diritti umani e Premio Nobel per la Pace, Adolfo Perez Esquivel, ha negato le accuse e, alla Bbc, ha detto che “ci furono vescovi complici della dittatura argentina, ma non Bergoglio”. Il nuovo Papa è sotto i riflettori “perchè si dice che non fece il necessario per tirar fuori di prigione i due sacerdoti. So personalmente che molti vescovi chiedevano alla Giunta Militare la liberazione di prigionieri e sacerdoti e non veniva concessa”, ha ricordato ancora Peres Esquivel.
I due gesuiti furono liberati dopo 5 mesi di torture. Yorio morì nel 2000 in Uruguay per cause naturali, mentre Jalics si rifugiò nella meditazione e nella preghiera per superare l’esperienza subita; una condizione su cui ha anche scritto un libro. Per il momento il sacerdote, che ha 85 anni ed è di origine ungherese, mantiene il silenzio e l’unico suo pronunciamento è stato attraverso il Portavoce dell’Ordine gesuita.
Il Portavoce dell’Ordine Gesuita ha spiegato alla radio pubblica bavarese Bayerische Rundfunk che Jalics non si è “nascosto” in Ungheria per evitare l’inseguimento mediatico seguito all’elezione del nuovo Pontefice, e che non ha intenzione di fare alcuna dichiarazione su Bergoglio.
Sul web circolano vecchie foto che ritrarrebbero Bergoglio accanto al generale Jorge Rafael Videla, ex capo della giunta militare responsabile del golpe del 1976, ma il neo Papa Francesco non è in realtà riconoscibile.
Dall’Italia, dove si trova in queste ore, la presidente delle Madres de Plaza de Mayo, Hebe de Bonafini, picchia duro: “Voglio parlare poco del Papa. Noi Madres abbiamo avuto rapporti solo con sacerdoti del Terzo Mondo. Siamo state le uniche a fare ricerche sui preti scomparsi in Argentina. La Chiesa ufficiale tacque”.
Estela de la Cuadra, la cui sorella Elena è una desaparecida chiede “che il Papa apra tutti gli archivi dell’Episcopato. Che parli, che dica perché tacque” su quello che sapeva dei crimini della dittatura militare argentina. Sua sorella fu sequestrata nel 1977, quando era incinta di cinque mesi. Racconta Estela: “La mia famiglia aveva buoni rapporti con i gesuiti. I miei fratelli, che erano in esilio, andarono a trovare il superiore generale Pedro Arrupe, che si impegnò a parlare con il capo dei Gesuiti in Argentina, Bergoglio. Papà incontro Bergoglio, che gli diede una lettera per il vescovo ausiliare di La Plata Mario Picchi. Picchi contattò il colonnello Rospide, ex alunno dei Gesuiti. Rospide gli disse: ‘la bambina sta bene, la sta crescendo gente per bene, ma la situazione e’ irreversibile’”. La famiglia la Cuadra non ha più ritrovato né Elena, né sua figlia.
Estela contesta a Bergoglio di aver dichiarato nel 2010, al megaprocesso per il centro di tortura dell’Esma, di aver appreso delle adozioni di figli di desaparecidos solo da dieci o quindici anni. Estela la Cuadra, la cui madre Alicia Zubasnabar è stata fra le fondatrici delle Madri della plaza de Mayo, ha detto di aver già chiesto, all’epoca. e senza risultato alla giustizia di sollecitare Bergoglio, in quanto Presidente dell’Episcopato Argentino, ad aprire gli archivi.
Sul quotidiano Pagina 12, il giornalista Horacio Verbitsky scrive che quando Bergoglio testimoniò davanti al tribunale federale n.5 sul sequestro dei due sacerdoti disse di aver appreso delle adozioni solo dopo la fine della dittatura. Ma ora il tribunale Federale 6, ha ricevuto documenti che indicherebbero come Bergoglio ne fosse gia’ al corrente dal 1979. Duro il commento su twitter del gruppo H.I.J.O.S, che riunisce figli ritrovati di desaparecidos, e accusa una parte della chiesa argentina di essere stata vicina al capo della giunta militare Jorge Videla “C’era una Chiesa che optò per il silenzio e stare vicina a Videla: qui c’era Bergoglio. La chiesa del popolo fu massacrata e sequestrata”, si legge su twitter.
Invece Jorge Ithurburu, presidente dell’Associazione 24 marzo, storica organizzazione parte civile nei processi contro i militari argentini in Italia, non nasconde una certa commozione per la nomina di Jorge Bergoglio a Papa e respinge le accuse di chi guarda con sospetto ai rapporti tra l’Arcivescovo di Buenos Aires e la giunta militare negli anni della dittatura. “Una cosa – dice – è la responsabilita della Chiesa Cattolica come organizzazione, altra quella dei singoli. Bergoglio all’epoca non era neanche vescovo e di sue responsabilità individuali non c’è traccia”.
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