di Luigi Accattoli, vaticanista
L’annuncio della “rinuncia” del papa ha sorpreso tutti e al momento non ho elementi per interpretare: mi chiamano agenzie, televisioni, giornali e neanche riesco a concentrarmi. Il “Corriere della Sera” mi ha richiamato in servizio e mi ha già chiesto due articoli. Capisco che devo disdire tutti gli impegni che avevo preso da qui alla fine di marzo. Benedetto scenderà dalla cattedra il 28 febbraio e da quel momento sarà “sede vacante”. In genere la sede vacante dura una quindicina di giorni o poco più, dunque a metà marzo dovremmo avere il nuovo papa. Probabilmente prima, perché stavolta l’inizio della “vacanza” non è improvviso e non ci sono da fare le esequie del papa defunto.
Al momento realizzo soltanto questo pensiero: che dovremo tenere conto, nell’interpretare la notizia, della particolare umanità di papa Ratzinger, della sua inclinazione all’umiltà e alla discrezione, della sua psicologia di uomo di studio che aveva tante volte espresso – da cardinale – il desiderio di ritirarsi a vita privata e di tornare agli studi. Ecco ora l’ha fatto, alla ricerca, io penso, anche di quella pace che tanto aveva desiderato per i suoi ultimi anni e che gli era venuta a mancare. E nella fiducia – anche questo è importante – di poter lasciare ad altri il peso delle chiavi. Gli dico “bravo” per non essersi lasciato condizionare dal peso della tradizione e per aver preso la sua decisione – come pare sia – senza consultare nessuno, obbedendo alla propria coscienza. Ora vado a scrivere i due articoli che mi hanno chiesto e domani metterò qui il link per i visitatori che li volessero leggere.
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