La classe dirigente blocca l’Italia


La denuncia nel Rapporto dell’Eurispes: un Paese vittima e complice di una democrazia bloccata. Dove una parte della società non vuole rinunciare ai privilegi conquistati.

27/01/2012 da Famiglia Cristiana la-classe-dirigente-che-blocca-l-italia_270112101841.aspx?utm_source=facebook&utm_medium=fanpage+fc&utm_campaign=fanpage+fc

 C’è un’Italia bloccata, ostaggio di una “classe dirigente generale” separata dal resto della società, articolata sul modello feudale, che non vuole rinunciare ai privilegi conquistati. Lo denuncia l’Eurispes nel 24° Rapporto Italia. Ma per Gian Maria Fara, presidente dell’istituto di ricerca, i mali italiani non sono imputabili soltanto alla “casta”. Infatti la società italiana coltiva con la classe dirigente una certa dose di complicità, in cambio della tolleranza e della comprensione dei propri istinti egoistici. La presenza di questa società al tempo stesso vittima e complice è evidenziata, secondo Fara, dall’esistenza di tre Pil: quello ufficiale, quello sommerso e uno criminale. L’Italia può uscire dalla crisi solo rompendo questa complicità, attraverso la riscoperta dei doveri e delle responsabilità.

Nelle oltre 1.000 pagine del Rapporto i dati interessanti sulla società italiana sono moltissimi. L’istituzione che raccoglie più consensi (pur con un calo rispetto allo scorso anno) resta il Presidente della Repubblica. Nonostante la presenza del premier Monti, la fiducia nel Governo resta bassa mentre torna a crescere il consenso per la Chiesa cattolica (47,3 per cento).  Gli italiani, nel complesso, sentono di stare peggio dal punto di vista economico rispetto allo scorso anno. Il 67 per cento pensa che la situazione sia peggiorata, solo il 6,1 per cento si aspetta un miglioramento, il 56,6 pronostica un peggioramento. Quasi la metà delle famiglie italiane (48,5 per cento) è costretta a usare i risparmi per arrivare a fine mese. Oltre il 70 per cento riferisce di non riuscire a risparmiare, un quarto ha difficoltà a pagare la rata del mutuo e quasi un quinto ha lo stesso problema con il canone di affitto. Nel 2011 oltre i tre quarti degli italiani hanno avvertito una perdita del loro potere di acquisto. Da qui una contrazione dei consumi. Le famiglie tagliano le spese per i regali, per i viaggi e per le vacanze, per i pasti fuori casa, per il tempo libero. Quando si acquista si privilegia il made in Italy (77,6 per cento dei consumatori). Nonostante le molte difficoltà, alla domanda “per lei vivere in Italia è una fortuna o una sfortuna?” il 72,4 per cento non ha dubbi: vivere in Italia è una fortuna.

Roberto Zichitella


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