I dati sulla disoccupazione giovanile indicano che un giovane su tre è senza lavoro. Qui la notizia come riportata da Avvenire.it
Mentre il governo ragiona su come riformarlo, il lavoro, lentamente, sta scomparendo. La recessione iniziata già dal terzo trimestre dell’anno scorso ha fatto registrare un aumento dei disoccupati (+1,9%), soprattutto donne e giovani. Ma a novembre, cioè nella parte finale del 2011, l’Istat ha rilevato la situazione peggiore degli ultimi 18 mesi: il tasso di disoccupazione è risultato ancora in salita e pari all’8,6%, equivalente a 2 milioni e 142mila individui. Per i giovani la situazione è un vero disastro: il 30,1%, quasi uno su tre, è a spasso, il valore più basso almeno dal gennaio 2004. È una condizione aggravata anche dalla maggior permanenza al lavoro di chi ha almeno 55 anni: questi, per effetto dell’invecchiamento della popolazione e degli aumentati requisiti pensionistici, sono saliti nel 3° trimestre di 168mila unità, andando a compensare i 157mila minori occupati fino a 34 anni. Inoltre, fra i giovani che lavorano si moltiplica la condizione di occupato “in bilico”: per il continuo ricorso delle imprese a contratti che prevedono il tempo determinato e il tempo parziale, ormai in generale il precariato ha superato il 10% degli impieghi. Non va meglio alle donne che perdono posti a favore degli uomini i quali, almeno loro, vedono seppur di poco diminuire la disoccupazione e crescere l’occupazione. 
Insomma, è allarme rosso. Per troppo tempo i fari sono rimasti accesi solo sui conti pubblici, mentre l’economia – dopo una precaria ripresa e senza aiuti concreti – è tornata a traballare. Ne fanno le spese imprese e lavoratori. Questi ultimi sono quasi 700mila (670mila) in meno rispetto al periodo antecedente la crisi del 2008-2009: a novembre 2011 erano appena 22,9 milioni, con un tasso di occupazione soltanto al 56,9%, ancora lontanissimo dal livello minimo del 70% raccomandato a Lisbona dall’Unione europea. Per capire come ci troviamo, basti pensare che in Germania ci sono complessivamente circa 82 milioni di abitanti e gli occupati sono ben 41 milioni, invece noi italiani siamo quasi 61 milioni e i connazionali al lavoro sono anche meno di 23 milioni. Ma torniamo ai dati Istat, esaminando nel dettaglio le situazioni più dolenti: i giovani e le donne che, denuncia Fulvio Fammoni della Cgil, «sono i sacrificati alla crisi». La disoccupazione giovanile al 30,1%, con un’esplosione dello 0,9% rispetto a ottobre e dell’1,8% su base annua, è ormai «una vera e propria emergenza sociale», lamenta Giorgio
Santini della Cisl. Quanto all’aggravamento della situazione del lavoro femminile, che si oppone al discreto miglioramento di quello maschile, i dati snocciolati dai tecnici di via Balbo parlano chiaro: sempre a novembre, l’occupazione maschile segnala una variazione congiunturale positiva (+0,4%) e risulta sostanzialmente stabile nei dodici mesi, al contrario l’occupazione femminile diminuisce sia rispetto al mese precedente (-0,9%) sia su base annua (-0,7%). Il tasso di occupazione maschile (pari al 67,6%) cresce di 0,3 punti percentuali in termini congiunturali e diminuisce di 0,1 punti rispetto a novembre 2010, mentre quello femminile (pari al 46,2%) è in calo nel confronto con il mese precedente di 0,4% e di 0,3% in termini tendenziali.
Infine, a conferma dell’aggravarsi del quadro generale, sale nuovamente l’incidenza della disoccupazione di lunga durata: nel terzo trimestre 2011 era al 52,6%, il dato più elevato almeno dal 1993, e testimonia per il cislino Santini la «sempre maggiore difficoltà a reimpiegare le persone che perdono il lavoro».
Bruno Mastragostino
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