San Silverio, il papa di Ceccano


Nell’approssimarsi della Festa di S. Silverio, patrono della città di Frosinone, pubblichiamo con piacere un articolo dell’arch. Vincenzo Angeletti, con notizie molto interessanti sull’annosa contesa del luogo di nascita:

Sul sito Ponza racconta ho trovato un articolo, pubblicato nel 2016, La “filippica” di papa Silverio contro i frusinati a firma del prof. Silverio Lamonica (il cui nome non poteva essere più appropriato). Lo spunto è una pagina della “Nuova Gazzetta di Frosinone”, edizione della prima metà del mese di giugno 1906, che riporta anche un annuncio pubblicitario del Comune di Ceccano per i festeggiamenti del Patrono di quella città: San Giovanni Battista. Gli argomenti trattati sono vari e per i ceccanesi tutti molto interessanti e come vedremo pongono alcune considerazioni su come gli eventi smentiscano le previsioni. Ma procediamo con ordine.

Il prof. Lamonica riceve la pagina del predetto giornale dall’amico, il dr. Biagio Vitiello, affinché traduca il brano in latino, che riguarda il patrono di Ponza, e il cui testo è di seguito riportato. Sulla traduzione faccio un solo appunto: Fabrateria Vetus viene confusa con Falvaterra, ma come noto si tratta di Ceccano che aveva tale antica denominazione (mi sono permesso, quindi, di procedere alla necessaria correzione).

La “filippica” è un testo, apocrifo, in latino scritto da tal Perrotti, del quale non sono riuscito, neanche io, a trovare alcuna notizia.  Sicuramente è frusinate ma non vi è dubbio si tratti di un autore molto erudito, uno studioso che scrive a nome di un Papa Silverio, molto adirato e vendicativo, una lettera contro i suoi “concittadini e municipalisti (amministratori)” di Frosinone, ispirandosi a quella, falsa, che Teodora scrisse per screditare il rivale Papa Silverio. La questione è sulla scelta del patrono frusinate, che nel 1906, evidentemente stava orientandosi verso S. Giovanni Battista, accantonando quella del “concittadino” S. Silverio. Anche qui si rende necessaria una precisazione, stavolta su Perrotti, S. Silverio è acclarato essere ceccanese, nato in tale territorio e precisamente in località Campo Traiano (Cantinella), da padre frusinate Ormisda. Sicuramente il Perrotti utilizza la presunta nascita a Frosinone di Silverio per meglio sostenerne la candidatura. Eccone di seguito il testo, nel quale alle già dette correzioni ho aggiunto una precisazione sull’agronomo “Camillone” in realtà il ceccanese Camillo Mancini:

  Silverio Papa ai Frusinati

Concittadini carissimi, Municipalisti dell’inferno,

Da quell’ottimo e carissimo Perotti capii quanto vi riguardino quelle cose che sono per me causa di dolore e rabbia, per cui ritengo che a voi non debbano essere celate. Già da tempo, con animo lieto, accolsi i decreti solenni della Città di Frosinone e dal Cielo ottenni per voi le grazie: i frutti, le ottime vendemmie e l’olio arricchirono i vostri banchetti.
In quei tempi l’agricoltura e Camillone
(agronomo on. Camillo Mancini) di Fabrateria Vetus non avevano bisogno di alcuna cattedra ambulante o dello strumento vulcanico (volgarmente: cannone). Il vostro Silverio allontanava dai campi coltivati la grandine funesta e fecondava il grembo della terra. Il vostro Silverio proteggeva i lavori degli agricoltori operosi. Frosinone felice (sarebbe) se questi figli di Mammona, maledetti municipalisti, non si fossero allontanati dagli antichi semiti! Infatti, quale grande vincolo di patria e di cittadinanza mi accomuna a costoro? Che cosa svela a costoro la pagina della storia con cui il concittadino Pontefice dell’intera Cristianità, con animo invitto contro la tirannide imperiale, tramandava ai posteri il nome della Patria Guerriera? Non capiscono questo documento, non avvertono un onore di questa portata e le insegne del martirio, infangano con la congiura la verità e la storia. Questa non è romanità, come disse Tertulliano, ma pericoloso segno di barbarie! E questi concittadini sono definiti seguaci di cose nuove, per cui non glorificano l’onore del Pontefice come sarebbe loro dovere. Pusillanimi! Per voi la morte eroica per la giustizia non assurge ad esempio, ammutolisce lo scoglio di Ponza in cui la pena del martirio viene invocata in eterno dai tiranni, ancor prima che a quei sicari io offrii con coraggio il petto. A questo punto non c’è alcun sentimento umano che si palesi molto onorevolmente, che superi lo spazio e il tempo e il nostro ricordo e che dia prestigio a tutti voi?

Concittadini!

Tra voi e Fabrateria Vetus esiste una vecchia contesa, da ambo le parti si disputa in quale città io sia nato. Frosinone è la mia patria, ma questi immemori governatori della città talvolta mi onorano di essere di Falvaterra, perciò tolgo le tende dai Nuovi Volsci e mi dirigo verso Fabrateria Vetus, lì starò molto bene e il destino vorrà che io sia insignito della cittadinanza. Qualunque cosa i concittadini facciano e il tributo che essi pensano che si debba dare in onore del Patrono Giovanni Battista (non mi riguarda).

Frusinati, vi saluto.

Vi avverto: non mi dedicate alcuna statua nelle piazze e nelle vie e non osate mostrarvi ad osannare: evviva Silverio. Che io mandi in cielo nubi nerastre e che la mia ira discenda sui vostri figli e le vostre ricchezze.

SILVERIO P.M.

Destino ha voluto, con buona pace di Perrotti, che poi Frosinone abbia optato per S. Silverio e S. Ormisda.  Ceccano, sua patria, invece, per S. Giovanni Battista senza alcuna intitolazione per S. Silverio, neanche toponomastica, relegandone il ricordo alla storia.

Il Perrotti, sempre nella medesima pagina di giornale, al di sotto della lettera ritornando nella sua vera identità aggiunge sarcastico:

E va a dar torto a S. Silverio!

Se si è deciso a optare per la cittadinanza ceccanese, ha avuto mille ragioni.

Fatevi spiegare la sua lettera latina e sarete anche voi di questa opinione.

Ma vi pare che sia modo questo di onorare un concittadino che per quanto Papa, resta sempre un fulgido ornamento di nostra gente?

Che pezzenteria quel manifesto delle feste! Certa tappezzeria da falliti non la sciorinate al pubblico. È vero che, preso odore della lettera di S. Silverio, il popolo si è affrettato a mettere una appendice a quell’impiastro di manifesto, aggiungendo un po’ di messa in musica e quattro girelli, ma è proprio l’appendice che vi condanna.

Così non corre. S. Silverio non è tipo da lasciarsi trattare dai municipalisti infernali, come un Silverio Cafoniche qualunque. Esasperato com’è, sarebbe capace di scaricarvi migliaio di tonnellate di ghiaccio celeste sul capo, e …addio ai suonatori! Siete avvisati per un’altra volta!

                                                                                                                                                          PERROTTI

Le minacce ventilate dal Perrotti, visto come sono andate le cose, sembrano essere indirizzate a noi, irriconoscenti, ceccanesi, esonerandone i frusulonesi (mi sia consentita questa digressione dialettale).

A ben pensare Ceccano qualche susseguirsi di problemi lo ha da quegli anni. Forse dovremmo nuovamente ricorrere a una benedizione tripla del territorio come quando nel XVIII sec. attribuimmo il cattivo andamento dei raccolti per aver partecipato allo Schiaffo di Anagni e alla conseguente scomunica?

Sempre dalla pagina del giornale in questione troviamo questo manifesto per le celebrazioni patronali fabraterne che viene specificato essere “Reclame gratuita per i Comuni che si servono della “Nuova Tipografia Latina” per la stampa di manifesti.

Questo manifesto è corredato da un trafiletto che recita:

 Il bello ed imponente manifesto delle feste del Patrono, lavoro del direttore tecnico della Nuova Tipografia Latina, Sig. Sante Ferrini, è stato ammirato da tutti ed ha pienamente soddisfatto il Comitato delle feste e l’egregio Sindaco conte Ernesto Gizzi allo zelo dei quali Ceccano va debitrice dello splendido programma di festeggiamenti, che nei giorni 23 e 24 corr. Richiameranno qui tutto il Circondario.

Si lavora febbrilmente a mettere la città in grado di ospitare i forestieri e tutto è stato predisposto perché non si abbia difetto di nulla

Per la circostanza, il grandioso negozio di salumi del concittadino Giuseppe Tanzini, rimesso a nuovo, offrirà a chi ne ha voglia far acquisto, i famosi salamotti di Fabriano, specialità assai apprezzata dai buongustai. 

Che dire? Altri tempi…..soltanto una riflessione sui premi della tombola – 500 lire avevano un grande valore nel 1906,. Ricordo da ragazzo di 10 anni negli anni 60  del secolo scorso che,- quando ancora si estraeva la tombola in piazza,- il primo premio era una Fiat 500, del valore appunto di 500 mila lire (ricordo, come sicuramente molti coetanei chi la vinse, ma manterrò come si dice oggi la privacy).

Sarà la nostalgia della gioventù ma sicuramente le feste patronali avevano una magia ormai annientata del tutto.

                                                                                                        Vincenzo Angeletti Latini

                                                                                                                      architetto

                                                                                                 studioso e divulgatore di storia locale

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Una risposta a "San Silverio, il papa di Ceccano"

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  1. Storie raccontate e non certamente vere si diceva che San Silverio nato a Ceccano zona cantinella è stato barattato con Frosinone in cambio del bosco di faito. Questo ho trasentito dai bisnonni della contrada in questione.

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