
Due allievi morti, due feriti: uno shock fortissimo per gli allievi dell’Itis di Frosinone che hanno visto scomparire da un momento all’altro due dei loro compagni e due altri feriti in ospedale. La scuola non è stata in silenzio, nonostante le vacanze: aule aperte per i ragazzi che vogliono incontrarsi e discutere, e poi una marcia, una fiaccolata per ricordarli. Il corteo prenderà le mosse dalla scuola di via Roma alle ore 19 di martedì 30 dicembre, per accendere ancora una volta i riflettori sulla sicurezza stradale e far riflettere sull’importanza dell’educazione stradale, come si legge sul sito della scuola. Dobbiamo infatti trovare le parole per questa ennesima strage che, come per le altre, dopo un primo impatto emotivo, dimentichiamo. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte in Italia per i giovani fino a 29 anni, arrivando a percentuali vicine al 30%. Per avere un paragone, i tumori rappresentano il 13% dei casi di morte fra i ragazzi.
Sui tumori ci arrabbiamo, discutiamo, cerchiamo colpevoli: sugli incidenti nulla, come se fosse una condanna che ci è caduta addosso dal fato. Eppure noi conosciamo la cause degli incidenti. Sappiamo che non hanno niente a che fare con il destino: eccesso di velocità, distrazioni da cellulare, stanchezza, guida in stato di ebbrezza da alcol e droghe, mancato rispetto delle norme, veicoli non sicuri per le gomme e i freni, luci irregolari, comportamenti a rischio per esibizionismo e ancora lo stato delle strade, l’asfalto… Quale Erode ci sta privando di tanti dei nostri giovani? Da quali Erodi, padri e madri devono fuggire per evitare che i loro figli incappino nell’ennesima strage degli innocenti di cui la chiesa fa memoria proprio il 28 dicembre? Da quale funesta combinazione di modi di pensare e situazioni scaturisce la nostra totale sottovalutazione degli incidenti stradali e della necessità di essere prudenti alla guida? Nel 2024 in Italia abbiamo avuto oltre 3 mila morti per incidenti stradali, come nel grande terremoto dell’Irpinia nel 1980. E’ come se quel sisma si ripetesse, inesorabile, ogni anno. Di questi 3000 la percentuale dei giovani tra i 15 e i 24 anni è salita del 24%., quasi 750 giovani in un anno… Queste cifre non tengono conto dei drammi dei feriti, delle riabilitazioni, dei traumi psicologici, dei problemi legali e assicurativi, dei risarcimenti, degli avvocati pronti a speculare su ogni cosa. Si tratta di numeri imponenti e spaventosi che debbono far capire ai genitori e agli adulti che è necessario fuggire dall’Erode che divora i nostri ragazzi. Le giovanissime vittime di queste ore richiedono a tutti noi un forte esame di coscienza su quale valore noi diamo alla vita umana: nel momento in cui ci sediamo al volante di un’auto o saliamo in sella di una moto non iniziamo una gara, non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, ma dobbiamo preservare la nostra vita e quella degli altri da una morte inutile, che, giustamente, ci scandalizza. Queste morti non sono il risultato di un’impresa eroica, di uno sforzo teso a salvare le vite degli altri, no! Sono crudeli sacrifici al Moloch della velocità e della potenza, che si impadronisce delle nostre menti e ci porta a pensare che “tanto a noi non accadrà”. Noi facciamo l’educazione stradale dei nostri figli quando sono con noi in macchina, quando ci vedono guidare con prudenza, rispettare la segnaletica, andare piano per evitare gli incidenti .Cosa impareranno quando ci vedono bruciare un semaforo, o impegnarci in una gara di velocità per dimostrare non sappiamo nemmeno noi cosa, quasi che la strada sia l’arena in cui si affrontano feroci gladiatori che non hanno niente da vincere e tutto da perdere. E’ un processo educativo lungo, ma che, se condiviso da un sentire comune, potrebbe salvare tante giovani vite. Ce lo chiedono, per ultimi, Andrea, Alessandro e Luigi, che affidiamo alla misericordia di Dio.

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