Santa Maria a fiume, quella statua racconta la storia di Ceccano

Gli oggetti storici, e in particolare le opere d’arte sacra, non sono mai solo ciò che appaiono. Dietro la loro solenne apparenza, spesso si celano storie di potere, trasformazioni inaspettate e segreti che attendono solo di essere scoperti. La statua lignea della Madonna con Bambino, custodita nella chiesa di S. Maria a Fiume a Ceccano, è un esempio perfetto di come un capolavoro medievale possa nascondere una storia molto più complessa e avvincente di quanto si possa immaginare. L’ha raccontata a Ceccano  l’arch. Vincenzo Angeletti Latini, in un convegno lunedì 8 dicembre, nel salone parrocchiale, alle ore 16,30: ha iniziato chiarendo subito che la tradizione popolare ama avvolgere le icone antiche in un’aura di mistero, spesso legando la loro sacralità a materiali esotici e leggendari. Per la Madonna di Ceccano, la leggenda voleva che fosse stata scolpita nel pregiato Cedro del Libano, un legno dal forte valore simbolico, e fosse poi stata ritrovata nel fiume, da cui il suo titolo venerato.  La storica dell’arte Alessandra Acconci ha rivelato che il legno utilizzato è in realtà pino cembro, noto anche come “legno di cirmolo”.. Il pino cembro è un’essenza originaria delle zone alpine dell’Europa centrale, che cresce solo ad altitudini elevate. Questo dettaglio ci dice che l’opera non fu realizzata da artigiani locali, ma proviene da molto lontano.L’ipotesi più convincente, avanzata dall’architetto Angeletti Latini, lega la creazione della statua a un evento storico di portata eccezionale: il Giubileo del 1350. Questa teoria affina un’intuizione già avuta dallo storico dell’arte Vitaliano Tiberia, il quale aveva suggerito che la statua fosse nata “sull’onda del fervore” suscitato dal potente Cardinale Annibaldo de Ceccano. Angeletti individua un motivo ben preciso. Quando Papa Clemente VI, residente ad Avignone, decise di non recarsi a Roma per l’Anno Santo, nominò proprio il Cardinale Annibaldo come suo Legato Papale per aprire la Porta Santa. Per celebrare questo prestigiosissimo incarico, secondo Angeletti, il Cardinale commissionò la statua intorno al 1349. Fu un modo per impreziosire la chiesa di S. Maria a Fiume, patronato della sua famiglia, e per esaltare il proprio potere. Grazie alle sue “ingenti disponibilità economiche”, poté facilmente affidare la commissione a una bottega di altissimo livello.

Santa Maria a fiume dunque è un’opera “internazionale”. L’uso del pino cembro alpino e la sua altissima qualità scultorea suggeriscono che sia stata realizzata da maestranze specializzate, probabilmente di area transalpina, e importata a Ceccano per una committenza ricca e potente. La sua importanza è sottolineata dalle parole della storica dell’arte Alessandra Acconci, che la considera: […] nel novero dei migliori esempi centro-meridionali, con spiccate caratteristiche che la inseriscono tra gli esempi della statuaria medievale occidentale.

La statua di Santa Maria a fiume è molto più di un semplice oggetto di devozione. È un documento storico che ci parla di potere politico e di un mondo, quello del XIV secolo, più connesso di quanto spesso immaginiamo. Ci dimostra che ogni opera d’arte è un archivio di storie, pronto a rivelare i suoi segreti a chi sa come interrogarla.

Al termine del Convegno, l’abate preside di Casamari, dom Loreto Camilli, ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica proprio davanti alla preziosa statua lignea che protegge i ceccanesi da oltre 7 secoli.

qui la presentazione dell’arch. Angeletti