Seimila blindati e mezzo milione di soldati stroncano il sogno della Primavera del 1968 per Praga e per la Cecoslovacchia. L’invasione sovietica decreta la fine del ‘socialismo dal volto umano’, desiderato dal politico Alexander Dubček, sotto lo sferragliare dei cingoli dei carri armati a scapito del trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra Paesi comunisti. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto le truppe di cinque Paesi del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia tra l’incredulità della gente che non riesce a considerare nemici i soldati e circonda i carri armati cercando di dialogare in russo con gli occupanti. Anche Umberto Eco – testimone oculare – lo racconta sulle pagine dell’Espresso del primo settembre 1968. Dubček chiede di non opporre resistenza, ma alla fine il bagno di sangue è inevitabile: 200 persone muiono negli scontri. Io mpn avevo ancora compiuto 14 anni, ma le immagini di quei giorni rimarranno sempre impresse nella memoria, testimonianza dell’ansia di libertà di un popolo e, nello stesso tempo, della spietatezza di quanti si proclamavano amici ed alleati. L’agosto del ’68 segnò per sempre il giudizio della storia sulla ferocia delle dittature comuniste.



Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Lascia un commento