di Vincenzo Angeletti Latini
È noto a tutti il pluridecennale degrado della Villa comunale che tranne qualche sporadico e improprio intervento ha visto un abbandono senza soluzione di continuità da circa sessant’anni, nel disinteresse delle amministrazioni che si sono succedute. Uno stato di abbandono per il quale ho pensato quasi dieci anni, stimolato anche dall’allora assessore Gizzi, di proporre un’idea progettuale che l’amministrazione avrebbe potuto liberamente utilizzare senza alcun coinvolgimento del sottoscritto, che era tra l’altro pubblico dipendente. Ma lo stimolo non è stato assolutamente recepito, motivo questo per il quale ho pensato di presentarlo auspicando abbia un seguito o comunque desti l’interesse di qualcuno che vi troverà notizie storiche.
Con atto del 20 febbraio 1732, rogato in Roma dal notaio Vitali, il Capitano Giuseppe Angeletti, fu Giovanni Battista, acquista da Bartolomeo, fu Giovanni Angelo, Bonanome, famiglia originaria di Oggiono diocesi di Milano, una casa ovvero un casino posto fuori Porta S. Sebastiano presso le mura e confinante con le medesime. Per l’acquisto di tale immobile, con annesso fondo, il Cap. Giuseppe paga cinque scudi. E’ bene inquadrare tale personaggio della famiglia Angeletti che ai più è noto solo per l’amicizia con San Paolo della Croce e per il fratello don Pompeo, abbate di S. Maria a Fiume, che scambia un suo terreno con quello dove sorgerà la Badia dei Padri Passionisti. Giuseppe, alla morte del padre Gio. Batta, capitano della milizia di casa Colonna in Ceccano e Patrica, torna da Roma, dove studiava con il fratello Marcello, a Ceccano per continuare il mestiere paterno. Professione che però abbandona dal 1705 per dedicarsi ad attività imprenditoriali. Una rinuncia che lo porterà a una florida e redditizia carriera che evidenzierà le sue spiccate doti manageriali. Gli affari infatti gli sono particolarmente congeniali. Dapprima è appaltatore del gioco del lotto poi del tabacco e dell’acquavite, tutte attività in regime di monopolio nello Stato Pontificio di cui ne è divenuto concessionario e che gli frutteranno ingenti ricchezze. Inizia così una rapida ascesa, con acquisti di proprietà, a Roma, Terracina, Ceccano e Priverno nelle quali realizza palazzi; a Roma in via s. Agata dei Goti n.10, a Terracina in vicolo dell’Angeletto, e a Ceccano l’attuale municipio con l’annessa villa.

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