Ceccano, il palazzetto dello sport, 12 anni dopo il crollo, totale abbandono, classico non luogo

di Alessandro Ciotoli, presidente di Indiegesta

Il grande assente tra i progetti presentati dall’Amministrazione Caligiore nel 2021 per rispondere al bando “Contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale”. Per i Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, erano a disposizione 5 milioni. Dei progetti inviati da Ceccano, ne vennero approvati 3 su 4 (Castello dei Conti, Centro Storico, ex-scuola Borgo Berardi, tutti finiti nel ciclone dell’inchiesta “The Good Lobby”). Il quarto era il recupero del Palazzetto dello Sport “Domenico Tiberia”, per il quale si chiedevano 1 milione e 600mila euro, bocciato a causa di un indicatore non inserito nella scheda progetto. Col senno di poi, visto il destino degli altri progetti, potremmo quasi dire “meno male”. Ma il destino di una delle opere più amate e necessarie alla vita di una comunità, in tutti i casi, continua a essere costellato di “sfortuna”.

Il Palazzetto venne costruito tra il settembre 1993 e il luglio 1994. Costò l’equivalente di circa 2 milioni di euro, di cui 750mila provenienti da un contributo della Legge 65 del 6 marzo 1987 (emanata dal Governo Craxi per i nuovi impianti sportivi in vista dei Mondiali di calcio di Italia 90), e la restante parte proveniente da casse comunali. Venne completato e inaugurato nel 1996 e intitolato ad una icona dello sport ceccanese, Domenico Tiberia.

Chi ha vissuto gli anni del palazzetto, tra il 1996 e il famigerato 2 febbraio 2012 (quando il tetto crollò a causa di una forte nevicata), lo ricorda come un luogo vivo, animato, funzionale, dove solo per le pratiche quotidiane e gli allenamenti si muovevano centinaia di persone, ogni giorno, tutto l’anno, con eventi internazionali, incontri, partite a ogni livello (anch’io personalmente e ingloriosamente ne ho usufruito 20 anni fa come giocatore improbabile del Ceccano Handball).

Dopo il crollo, che ebbe una lunga trafila legale poi conclusa con delle assoluzioni, ci fu un unico tentativo vero di recupero, l’anno seguente il crollo, con un progetto che prevedeva una tensostruttura come copertura, ma poi non se ne fece più nulla.

In tutti questi anni, al netto del periodo vincolato dalle indagini, nessuno si è concretamente impegnato per il suo recupero, nonostante la carenza evidente di impianti sportivi adeguati, nonostante il Palazzetto fosse IL LUOGO DELLO SPORT per eccellenza. Ceccano è una città che ama la pratica sportiva, in tutte le salse, e la pratica NONOSTANTE l’assenza di strutture adeguate, perché semplicemente non può farne a meno, è uno degli elementi che ci contraddistingue.

Una discussione sul futuro della città non può prescindere da questo Non Luogo, e non può prescindere dal ridare dignità allo sport, andando incontro soprattutto alle tante famiglie che non possono permettersi di pagare le rette alle società sportive (per carità, legittime per poter andare avanti, ma molte non sono per tutte le tasche).

Chiudo con una rivelazione sentimentale. Qualche anno fa eravamo a casa della maestra Selenia, vedova del grande Domenico Tiberia, per una intervista video per un documentario che uscirà nei prossimi mesi. A un certo punto, Selenia disse che ogni settimana, puntualmente, giocava una schedina del SuperEnalotto nella speranza di vincere, per poter dare così i soldi al Comune per poter ricostruire il Palazzetto intitolato al suo Domenico. Ci fermammo, in quel momento, e scese una lacrima.