Ieri sera abbiamo visto l’evolversi di tre amori diversi: la passione nel ricercare un senso alla morte di Moro da parte di due suoi ex studenti non rassegnati, il dolore del figlio di un assassinato della scorta che ancora non riesce a sopire il rancore e il dolore pacato di chi del superamento del rancore ha fatto una ragione di vita; il superstite della strage di Primavalle ci ha colpito in modo particolare, malgrado le orribili scene descritte, ci ha comunicato una profonda fiducia nel superamento dell’odio e del desiderio di vendetta! Ci siamo accorti con stupore che il tempo è passato leggero. Così Simonetta Marzella, già dirigente dell’Istituto Comprensivo Ceccano I, descrive i tratti salienti di una intensa serata nel santuario di Santa Maria a fiume. Moro, uomo del dialogo, stroncato dalla paura dei suoi colleghi di partito, gli uomini della scorta abbattuti come se fossero birilli in un bowling, il figlio di uno di loro che attende ancora che alcuni degli assassini gli chiedano perdono per le tante sofferenze e poi la considerazione del dramma delle famiglie, di mogli, figli, fidanzate, amici, compagni di scuola. C’è il compagno di scuola di mio fratello – ha detto Giampaolo Mattei, che quando dettero fuoco alla sua abitazione aveva 4 anni – che da un momento all’altro non l’ha visto più nella sua classe. Ebbene, lui soffre oggi più di me. Tante persone sono coinvolte in questi drammi, tanti amici e parenti delle quasi 400 vittime dei reati di terrorismo. In tanti erano presenti ieri sera, 26 maggio, nel Santuario della Vergine del fiume, in tanti per leggere e capire di più uno degli elementi più importanti della storia dell’Italia contemporanea. Il libro è stato presentato dagli autori, Giorgio Balzoni e Fiammetta Rossi, con gli interventi di Giovanni Ricci, figlio dell’autista di Moro, Domenico, e di Giampaolo Mattei, della famiglia Mattei la cui casa fu bruciata a Primavalle, nel 1973. Vi morirono due suoi fratelli, uno di 19 e l’altro di 10.

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