di Stella Morra
La santità nell’esperienza cristiana è da sempre una faccenda politica: non solo e non primariamente nel senso deleterio, tipico di alcuni passaggi storici, di dichiarazioni di santità (e prassi di culto) strumentalizzate dalle logiche del denaro, del potere e del prestigio, ma prima e in modo più rilevante in senso veramente positivo. Si tratta infatti di una forma dell’espressione corporea e particolare in cui i cristiani, specie nella loro componente più popolare, assicurano la loro speranza che l’Evangelo non sia un’utopia (un sogno senza luogo), ma piuttosto una eu-topia, un bel luogo in cui vivere.
Una deformazione recente (e un po’ clericale…) degli ultimi due secoli ci induce una lettura in cui s’identifica santità con moralità e purezza. Ma – per fare un esempio radicato nell’immaginario benché privo di riscontro nei testi evangelici –: «Maria Maddalena diventa santa nonostante i suoi peccati o a causa dei…
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