di Roberto Beretta
«Clericalismo: una malattia mortale»: era il titolo assegnato a due relazioni, rispettivamente del neo-vescovo di Asti Marco Prastaro e del teologo e liturgista Andrea Grillo, in una giornata di studio organizzata nei giorni scorsi nella diocesi di Milano dal gruppo di evangelizzazione Decapoli. Chi vuole potrà ascoltare qui gli interessanti interventi tutti interi; io mi limito a riportare semplicemente alcune definizioni, così come le ho appuntate dalla bocca dei relatori.

- Il clericalismo è un vizio strutturale della Chiesa e minaccia la tradizione, perché impedisce a Cristo di “uscire” dalle strutture che lo opprimono.
- Il clericalismo nasce dal “surriscaldamento autoritario” dell’antimodernismo, che è una forma mentis nata da un cattivo impatto con il mondo, inteso come posto pieno di insidie dal quale ci si difende obbedendo a un “sistema” sicuro.
- Il clericalismo deriva da un’idea sbagliata di Dio, perché nega la visione di un Padre che ci ha già preceduto nel cuore degli uomini, anche oltre la presenza di una classe sacrale.
- Il clericalismo vuole costituire una sorta di “aristocrazia” nel popolo di Dio; per questo gli servono elementi che marchino la “diversità” di chi ne farebbe parte (per esempio una “divisa”).
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