di Alessandro D’Avenia

Nel quotidiano vivere di rado l’Amore si mostra apertamente, come un dio. È accaduto nella cerimonia dei moderni immortali premiati con auree statuette. Quando il glaucopide Cooper e Lady Gaga Circe hanno cantato Shallow, tutti hanno visto, saputo, desiderato: Amore. Era lì, sotto gli occhi dei mortali, nell’aria che divideva e univa i due. L’amore ha nel fuoco la sua metafora prediletta: si sprigiona quando i pezzi a bruciare sono due, proprio nello spazio di contatto-distanza passa l’aria che alimenta la fiamma. E tutti, quella sera, hanno visto la Fiamma dell’Amore. Uno di quei momenti in cui il sacro si mostra apertamente, quel sacro la cui assenza è la tristezza del nostro cuore e la cui distanza è la sua malinconia. Noi liberiamo e impegniamo le nostre energie solo per ciò che è sacro, perché la vita diventa viva solo quando supera se stessa e abbandona la superficialità e le acque basse (shallow) della sicurezza. Il nostro istinto di sopravvivenza è istinto di sopra-vivere, cioè di vivere oltre, in altezza e profondità: cerchiamo l’estasi che ci dimostri che possiamo non morire, perché non siamo solo materia mortale. Cerchiamo di sopra-vivere nel lavoro, nel divertimento, nella religione, nella natura, nella cultura, nei figli, nel successo, nel potere, nei soldi… e in tutto ciò che sembra soddisfare la sete di trascendenza (da trans-scandere: salire oltre), la scala per la sopra-vita: la vita che con il tempo non si rovina, anzi si rinnova e cresce. Dov’è questa vita? Ovunque ci sembri di poter non morire. Così ci sono apparsi Gaga-Cooper: immortali, avvolti nella Fiamma d’Amore.
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