
a farsa continua nella camera dei Comuni a Londra. Emendamenti e mozioni che valgono meno della carta su cui sono stampati, decisioni parlamentari che vengono ignorate e dimenticate, un governo alle cui promesse nessuno crede più, i partiti principali che si dividono, urla insulti e lacrime al Consiglio dei ministri; il paese una vera “nave senza nocchiere in gran tempesta”.
Dopo l’ennesima giornata campale, Theresa May, al cui confronto Madame Maoappare ormai come paradigma di buon senso e diplomazia, ha promesso che concederà al parlamento di votare su un emendamento che impegna il governo a chiedere a Bruxelles un’estensione del periodo di transizione prima dell’uscita dalla Ue, per ora in programma alla mezzanotte del 29 marzo. Estensione la cui durata rimane però nel vago: un’ora? Tre mesi, due anni? Mille anni? Ed estensione che comunque, a meno che non sia millenaria, in pratica non risolve nulla.
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