di Chiara Bertoglio per Il Vino Nuovo
Li hanno trovati morti, abbracciati. La tenerezza ha contraddistinto la loro vita, e nella tenerezza hanno spiccato il volo, Angelo e la sua mamma.
Quando il telegiornale ha mostrato la fotografia di Angelo, non ho trattenuto le lacrime. Il volto radioso e buono di un giovane uomo con la sindrome di Down che sorride al Papa; il volto di una persona che adesso non è più su questa terra, ma che non è passata invano.
Angelo e la sua mamma, un’anziana di ottantasei anni, sono rimasti vittime di un incendio che ha devastato la loro abitazione, in Veneto. Angelo avrebbe potuto fuggire e salvarsi, ma non ha voluto abbandonare la sua mamma, e così sono morti insieme. Due persone deboli, secondo molti: un’anziana e un disabile; in realtà, due esseri umani forti, grandi, coraggiosi. Grande la mamma, perché ha accolto una vita di cui molti non riconoscono il valore: l’Islanda si è vantata di essere il primo Paese Down-free del mondo, ed è facile immaginare come questa illusoria “freedom” si sia realizzata. Grande il figlio, perché ha saputo resistere a quel panico che spingerebbe molti di noi a cercare di salvare la pelle, a qualunque costo, e rimanere accanto a colei che gli ha dato la vita, fino a donare la propria vita.
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Lascia un commento