Ho vissuto il pomeriggio di ieri nell’angoscia: nella pena e nella preghiera per chi ha perso la vita, nello sconvolgimento al pensare a quelle povere anime mentre precipitavano dal viadotto magari mentre andavano in vacanza. Ho pensato che chiunque di noi si sarebbe potuto trovare in quelle condizioni senza poter far nulla: non si è trattato di un gesto sconsiderato, di un’infrazione al codice della strada, no… Ho pensato a quante volte sono passato su quel ponte, spesso insieme ai ragazzi in viaggio verso Avignone e a quante volte, per scherzare con loro in bus, avevo fatto la battuta: chissà se ci regge… Ho pensato a quanti non sono precipitati perché avevano rallentato o perché s’erano trovati un veicolo più lento davanti… E allora mi sono venute in mente alcune parole di Gesù di fronte alla domanda: perché sono morti? Era crollata la Torre di Siloe a Gerusalemme e 18 persone erano rimaste uccise nel crollo. Il destino, Dio… le solite cose. E invece Gesù spiazza tutti come sempre: se non cambierete vita morirete come loro. Ecco, il significato di quelle paroile oggi è lampante: se non lavoreremo più seriamente, se penseremo ai nostri interessi di bottega, se faremo valere di più il portafogli rispetto alle nostre capacità professionali, se continueremo a non cosiderare il bene comune… periremo tutti per un cavalcavia, per un traghetto, per un treno, per un segnale stradale messo male, per la mancata manutenzione… periremo…
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