A 100 anni dal massacro della famiglia imperiale dei Romanov, 17 Luglio 1918
Era un centro minerario, molto piccolo: Pietro il grande e poi Caterina II l’avevano favorita perché nel distretto metallifero più importante della Russia. Allora si facevano cannoni per quell’esercito russo che avrebbe sconfitto Napoleone nel 1812: lo stagno e il rame non mancavano per la lega di bronzo con la quale riempire lo stampo tubolare per le bocche da fuoco di Suvarov e di Potemkin. Ma nessun in Europa conosce a quella piccola cittadina di 500 abitanti proprio al confine tra l’Europa e l’Asia. Divenne famosa nel 1918, quando i bolscevichi il 17 Luglio, uccisero lo zar Nicola II e tutta la sua famiglia. Erano stati portati sugli Urali dopo la rivoluzione e tenuti prigionieri nell’appartamento di un funzionario delle miniere, Ipatiev. Ora su quel luogo sorge la Basilica del Sangue, costruita subito dopo la fine dell’Unione Sovietica. Oggi Ekaterinburg ha un milione e mezzo di abitanti: la maggior parte…
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