
di Simone Esposito
Ieri Viareggio s’è svegliata con un po’ di muri imbrattati da svastiche e da auspici di roghi di per omosessuali, neri e rumeni. E fin qui la notizia quasi non c’è: sono mesi che si raccolgono i frutti di una strategia politica scientificamente tesa a esasperare l’esasperabile e a capitalizzarlo orientandolo verso i bersagli più facili (e infatti, a conferma del già indiscutibile successo di questo disegno, gli stessi autori delle scritte hanno aggiunto un tautologico “W Salvini”).
La cosa che mi colpisce, invece, è quel cuoricino che campeggia vezzoso sulla “i” di “negri”. Lì per lì mi sono detto: più che un fascista, questo è un bimbominkia. Poi ho pensato meglio a quella mano capace di scrivere una roba così violentemente nazista con la stessa semplicità di una ragazzina che ghirigora “Riki sei bono” sul diario delle medie. Avrebbe detto Arendt che questa “normalità” è “la dote più spaventosa” dell’aria che tira. Adesso più guardo quel cuoricino e più mi vengono i brividi.
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