di Ivan Coccarelli
La molecola più famosa appartenente al gruppo degli esaclorocicloesano (HCH) è il Lindano, conosciuto soprattutto per le sue proprietà insetticide. I composti esaclorocicloesanici sono divisi in isomeri in base all’orientazione degli atomi di cloro presenti sull’anello. In passato il Lindano veniva prodotto tramite clorazione del benzene sotto radiazioni UV; tale processo però produceva 5 dei possibili 8 isomeri, quindi anche una grande quantità di prodotti indesiderati. L’esaclorocicloesano si degrada nell’atmosfera reagendo con radicali idrossilici prodotti fotochimicamente, ma la velocità di reazione è alquanto lenta per cui HCH presenta un periodo di vita atmosferica relativamente lungo. La luce solare nell’atmosfera terrestre più esterna è composta per circa il 50% di luce infrarossa, 40% di luce visibile e 10% di luce ultravioletta; sulla superficie terrestre, per azione dell’ozonosfera, le percentuali della luce solare diventano: 44% luce visibile, 3% ultravioletto (con il Sole alla massima altezza nel cielo: zenit) e il rimanente è rappresentato dall’infrarosso. Quindi l’atmosfera blocca circa il 77% dei raggi UV del Sole; della radiazione ultravioletta che raggiunge la superficie terreste oltre il 95% è rappresentato dagli UVA (Onde lunghe UV – 315 – 400 nm) mentre solo una piccola parte dagli UVB (Onde medie UV – 280 – 315 nm). Sostanzialmente non ci sono gli UVC (100 – 280 nm) e poiché l’esaclorocicloesano non assorbe a lunghezze d’onda >290 nm, la sua diretta fotolisi non si ritiene rilevante nell’ambiente.
La degradazione in acqua diversamente è per lo più dovuta a biodegradazione da parte di cianobatteri azotofissatori ed alghe.
L’idrolisi risulta poco efficiente a pH neutro mente in ambiente alcalino il Lindano è idrolizzato più velocemente. La fotolisi diretta non è praticamente possibile mentre è possibile quella indiretta tramite molecole quali l’acido umico o fulvico ; quest’ultime sostanze agiscono da agenti fotosensibilizzanti: possono assorbire luce e trasferire l’energia eccitante al Lindano.
Anche molecole ossidanti come radicali perossidici e radicali idrossilici possono degradare l’esaclorocicloesano in acqua.
I tempi di degradazione del Lindano restano comunque lunghi ed ancora più lunghi per i suoi sottoprodotti quali il β-esaclorocicloesano.
Nel suolo il processo biodegradativo è il principale fattore di degradazione; tuttavia anche l’idrolisi può risultare importante nei suoli alcalini umidi. Molti microorganismi del suolo sono capaci di utilizzare il Lindano come sorgente di carbonio per la loro attività bio-chimica. In particolare un batterio della specie delle pseudomonas è capace di degradare il Lindano in meno di un mese sia in condizioni aerobiche che anaerobiche; tuttavia non è capace di degradare con la stessa velocità il β-esaclorocicloesano che è l’isomero più persistente e che può rimanere nel suolo per decenni.
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