“La razza bianca rischia di sparire a causa dell’immigrazione”. Lo ha dichiarato, lo scorso mese, il rappresentante leghista Attilio Fontana, candidato governatore alla Regione Lombardia per la coalizione di centrodestra. Parole forti, che hanno riportato al centro della scenapolitica un termine quantomai improprio. Almeno dal punto di vista scientifico. “Chi usa la parola razza nel discorso quotidiano, o (peggio) in quello politico, è in genere totalmente disinteressato agli aspetti biologici del termine”, commenta per esempio il genetista Guido Barbujani, docente dell’Università degli Studi di Ferrara e autore del libro “Gli africani siamo noi”.
Razza è infatti un termine vago. Charles Darwin lo utilizzava indifferentemente, insieme a specie, per definire un gruppo di organismi che si possono distinguere da altri gruppi. Col tempo, però, le cose si sono precisate, e la parola specie ha assunto un significato più preciso, legato all’isolamento riproduttivo (in termini semplici, cavallo e asino sono specie diverse perché, incrociandosi, non generano figli fertili; due cavalli o due asini generano figli fertili, e quindi sono della stessa specie).
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