Venerdì sera una lunga fiaccolata di giovani ha attraversato via Aldo Moro a Frosinone: «Luci nella notte», per dire “NO” alla pena di morte.
Una iniziativa organizzata dalla Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino per sensibilizzare i ragazzi e giovani sulla pena di morte, in concomitanza con l’anniversario della prima abolizione della pena capitale avvenuta nel Granducato di Toscana (era il 30 novembre 1786). Si sono radunati, nonostante la fredda serata, davanti alla Curva Nord dello Stadio Matusa del capoluogo e con le fiaccole e diversi striscioni, hanno percorso con il vescovo Ambrogio la centralissima via Aldo Moro per poi dirigersi alla parrocchia del Sacratissimo Cuore di Gesù. Qui, attenti e partecipi, hanno potuto ascoltare la testimonianza di Magdaleno Rose-Avila, Direttore Esecutivo dell’associazione statunitense abolizionista “Witness to Innocence” fondata da Sister Helen Prejean (da cui è tratto il film Dead Man Walking). Un uomo che da anni è impegnato a favore dei più deboli e in particolare contro la pena di morte. Ha elogiato i ragazzi – provenienti dalle varie parrocchie della Diocesi e da vari istituti superiori della Provincia – per l’adesione alla manifestazione e per il loro impegno su un tema così importante che vede idee e principi contrapposti. La pena capitale è, infatti, applicata in numerosi Paesi del mondo, in maniera più o meno legale e per punire varie tipologie di reati. Essere presenti venerdì sera ha voluto dire “io sono contro la pena di morte”, ma corrisponde anche ad un impegno concreto: come ha spiegato Magdaleno Rose-Avila “non ho paura di morire, ma di vivere. Perchè vivere mi rende responsabile di fare qualcosa per gli altri”.
E che cosa possiamo fare, nel concreto, per contrastare la violenza del nostro tempo e della pena di morte?
Il Vescovo Ambrogio, commentando il Vangelo di Matteo (5, 38-48) lo ha spiegato in maniera semplice e diretta ai ragazzi: “alla violenza, non rispondiamo con la violenza”. Perchè non faremo altro che generare altra violenza. Comportiamoci con mitezza, siamo generosi e solidari, preghiamo. Perchè la violenza, prima ancora che diventare un’azione (come le guerre) nasce nel cuore di ciascuno e si trasforma in tanti piccoli gesti e pensieri quotidiani, si alimenta con le nostre parole e con quello che scriviamo sui social. E’ per questo cheai giovani è stato chiesto un minuto di silenzio, per riflettere su come e quante volte siamo violenti nel nostro quotidiano, magari senza neppure accorgercene.
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