
di Francesco Cancellato
Ci perdonerete se continuano a battere sul tasto dell’istruzione, ma abbiamo questa fissa che sia il vero tema cruciale per definire i futuri rapporti di forza nel mondo. E che il nostro Paese abbia in una scuola mal organizzata, mal gestita e mal finanziata uno dei suoi maggiori problemi di oggi e domani. L’annuale rapporto dell’Ocse, intitolato “Education at glance”, fornisce di anno in anno la stima della gravità del nostro problema. E ogni anno ci battiamo il petto, per venti minuti buoni, sullo scarso numero dei laureati, sul tasso di abbandono degli studi, sul livello di impreparazione dei nostri studenti e dei nostri insegnanti.
Tutto vero, sia chiaro. Solo, a sto giro, vorremmo puntare l’indice su una questione che l’Ocse, pazientemente, ci ricorda ogni anno. E che noi, ogni anno, ignoriamo con un’alzata di spalle, come se fosse un problema di poco conto. Parliamo della sottovalutazione e della sottoutilizzazione del capitale umano femminile. Un capitale che ha un livello di scolarità primaria e secondaria ottimo. Che accede alle università più dei maschi (55% a 45%). Che si laurea più dei maschi (59% a 41%) e più della media Ocse (57%). Ma che, regolarmente, si ritrova a essere utilizzata meno e peggio dei colleghi maschi.
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