Una coscienza maggiore per la salvaguardia del creato si sta risvegliando anche tra i credenti delle diverse religioni soprattutto a seguito delle previsioni climatiche sempre più preoccupanti di cui ci stiamo rendendo conto, a parte alcuni che sembra non riescano a percepirne la gravità. Devo riconoscere che nella nostra Chiesa il tema “ambiente” non ha ancora ottenuto l’importanza che dovrebbe avere, nonostante l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Se il secolo scorso è stato caratterizzato da diverse encicliche sociali, dalla Rerum novarum di Leone XIII (1891) alla Caritas in veritate di Benedetto XVI (2009), oggi facciamo fatica a capire che il tema della giustizia sociale è strettamente connesso a quello della cura del creato. Occorre maturare una visione globale dei fenomeni per comprenderne e prevederne nel profondo lo sviluppo. Invece, nella coscienza comune sembra sempre tutta un’emergenza, come se tutto fosse inaspettato e imprevedibile. Certo, non tutto si può prevedere con certezza, ma i dati sull’ambiente che ci sono oggi rappresentati dalla ricerca scientifica dovrebbero indurre e una riflessione e a delle scelte non solo a livello di organismi internazionali e nazionali, ma anche di singoli e comunità religiose o laiche che siano, pena la condanna all’impoverimento e alla distruzione del creato nel suo insieme.
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