di Matteo Ernesto Oi
Pensavo fosse una giornata nuvolosa, invece era il fumo degli incendi. Da inizio estate si corre in lungo e in largo per questa infernale provincia che è la Ciociaria. Ci sono volontari della protezione civile che non hanno fatto neanche un giorno di mare o di lago e la montagna, invece, l’hanno vista solo per gli incendi. Donne e uomini che ogni giorno lavorano e fanno volontariato per mettere al sicuro le persone e le loro abitazioni dalle fiamme. Tant’è che neanche un’ abitazione è stata danneggiata da un incendio, neanche in quelli in cui si sono evacuati interi paesi. Poi ci sono persone, che stanno sotto l’ombrellone a Terracina, che si permettono di sindacare sul come operano i vigili del fuoco e i volontari della protezione civile, sulle priorità dei canadair e degli elicotteri o sul come si faccia poco -quindi mi chiedo cos’altro dovremmo fare noi? La danza della pioggia? Sacrificare una vergine o un primo figlio maschio? I peggiori, però, sono quelli del “chi spegne è lo stesso che accende”, mi fanno sentire impotente, perché facciamo tanto, anche per loro, senza chiedere nulla e non ci sto a sentirci dire che la colpa è nostra. A tutti loro chiedo di immaginare cosa voglia dire addentrarsi in bosco o risalire un colle ripidissimo, così tanto che sali pancia a terra, per spegnere le fiamme, con la divisa antincendio, il casco, i guanti e il fumo che ti toglie la visibilità e l’ossigeno quando ne hai più bisogno e chiedersi davvero se qualcuno sia disposto ad appiccare un incendio per poi spegnerlo. Ora più che mai abbiamo bisogno del sostegno di tutti, quando si vede una colonna di fumo bisogna chiamare l’803555, quando vedete i volontari e i vigili seduti per terra, dopo aver spento un incendio, dategli una bottiglia d’acqua.
Chi non ha voglia però, invece di far sterili polemiche, si goda il mare di Terracina, in silenzio, lontano dai social.
Anche questo, in un certo modo, sarebbe una prova di senso civico e dovere morale.
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