Il cranio che pervade la tavola, che ne occupa lo spazio espressivo e la luce che lo contiene. Penso sia la cifra del trittico di Marco Gizzi esposto nel Castello dei Conti, a Ceccano. La composizione pittorica si basa su molti riferimenti alla tradizione religiosa di culture diverse. Il teschio d’Adamo è fondamento della croce di Cristo e felice colpa dell’opera di salvaezza: ma questo teschio sepolto, affidato alla terra, sembra impadronirsi della realtà, diventarne l’elemento predominante. Ma la croce si staglia contro la cupola aurea del cielo riuscendo a salvare l’uomo vecchio grazie al sacrificio dell’uomo nuovo, al dono della sua vita. Il volto del pittore è raffigurato nelle sembianze di Cristo e ne rappresenta la conformazione totale, l’aspirazione di ogni uomo.
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