La XVI Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana si è conclusa oggi nel segno della gioia, della fiducia e della speranza. Sono stati cinque giorni di grazia, in cui abbiamo sentito l’affetto paterno del Papa, dei vescovi e della Chiesa tutta, e abbiamo avvertito la simpatia dell’Italia intera, di credenti e non credenti, per la nostra associazione. L’Azione Cattolica, con i suoi 150 anni di storia, è parte significativa della memoria collettiva del passato, vive i fermenti del presente, contribuisce a costruire il futuro del Paese.
È quindi alla Chiesa tutta, e al Paese intero, che ci rivolgiamo al termine di questa Assemblea nazionale. Non con un appello che impegna altri a fare, ma con una promessa che impegna noi stessi. La promessa di restare pienamente innervati nel cuore dei nostri territori, nella vita delle parrocchie, soprattutto nella vita concreta delle persone che camminano con noi in questa parabola complessa ma affascinante della storia. «Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita»[1], ci ha detto Papa Francesco. Con questo stile popolare desideriamo aiutare le nostre Chiese locali a prendere sul serio l’Evangelii gaudium, per tradurla in concreto in ciascun contesto. In questo percorso cammineremo in comunione con i nostri pastori e con tutto il popolo di Dio perché, come ci ha ricordato ancora Papa Francesco, «il carisma dell’Azione Cattolica è il carisma della stessa Chiesa incarnata profondamente nell’oggi e nel qui di ogni Chiesa diocesana […] a partire dalle diverse realtà parrocchiali»[2].
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