Il 29 marzo, in attuazione dell’articolo 50 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il governo inglese ha ufficialmente notificato al Consiglio europeo l’intenzione del Regno Unito di lasciare l’Unione europea.
Lo stesso articolo 50 prevede un periodo di due anni entro il quale UE e Regno Unito devono negoziare un accordo volto a definire le modalità di recesso. Dopo alcune incertezze iniziali, è ora chiaro che l’accordo non potrà regolare in maniera completa tutti gli aspetti delle future relazioni tra le parti. Il suo contenuto sarà limitato alle questioni più urgenti: 1) il trattamento dei cittadini europei residenti nel Regno Unito e dei cittadini inglesi residenti nella UE, 2) il valore degli impegni finanziari che Londra ha preso nei confronti della UE e che non ha ancora assolto, ad esempio quelli sul pagamento delle pensioni dei funzionari europei, relativi al salvataggio di taluni stati (come l’Irlanda) oppure collegati al budget UE, come le spese per future infrastrutture e per i fondi strutturali; 3) la disciplina doganale e della circolazione delle merci e delle persone tra la Repubblica d’Irlanda (che resta nella UE) e l’Irlanda del Nord; 4) l’individuazione dei termini di una limitata partecipazione del Regno Unito al mercato interno europeo (e viceversa); 5) la cooperazione in materia giudiziaria, di polizia, di lotta al terrorismo e di sicurezza esterna.
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