di Roberto Colombo
Fino a trentacinque anni fa, il giorno di San Giuseppe gli italiani lo trascorrevano in famiglia e con gli amici. Le fabbriche, gli uffici e le scuole restavano chiusi. La festa è venuta meno agli effetti civili, ma non agli affetti di coloro che riconoscono nella figura esemplare di quest’uomo anche un segno del valore – un tempo si sarebbe detto, della nobiltà – del lavoro. Non una statua che fa bella mostra di sé nelle nicchie delle chiese o l’immaginetta infilata devotamente in un libro, ma un uomo che ha vissuto il lavoro per uno scopo, con un senso: sostenere la sua famiglia e far crescere suo figlio. Uno scopo più grande del lavoro compiuto, un senso (una direzione verso cui camminare e un significato da affermare) che nessuna fatica o ostilità può cancellare, come tanti padri e madri lavoratori dopo di lui e sull’esempio di…
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