di Nicolò Carboni
Il dibattito pubblico europeo somiglia spesso all’eterno ritorno di Nietzsche. Nelle ultime settimane è stato il turno dell’Europa a più velocità, o Europa a cerchi concentrici. Angela Merkel ha infatti annunciato a margine del Consiglio Europeo di Malta che, durante le celebrazioni per i sessant’anni dei Trattati di Roma, i leader dovranno riflettere su un nuovo modello d’integrazione “non uguale per tutti”.
L’autorevole endorsement del cancelliere tedesco non inventa nulla di nuovo ma si limita a rilanciare alcune proposte già esplorate fra il 2015 e il 2016 quando l’allora primo ministro David Cameron cercò di rinegoziarel’adesione del Regno Unito all’Unione Europea. La storia poi è andata in modo diverso ma, volendo tornare ancora più indietro, già nel 1994 durante i negoziati per la ratifica del Trattato di Amsterdam alcuni autorevoli esponenti della CDU tedesca avevano teorizzato una kerneuropa dei Paesi nordici da contrapporre ai meno affidabili partner orientali e mediterranei. Non è un caso che i più strenui difensori di questo approccio, tanto da teorizzarlo pubblicamente nel 1994, furono Karl Lamers – oggi presidente della commissione difesa del Bundestag – e Wolfgang Schauble, l’arcigno ministro delle Finanze tedesco.
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