I dati ormai sono chiari: i veleni che respiriamo vengono in gran parte dai camini e da ciò che bruciamo per riscaldarci e un po’ dal traffico, il tutto complicato dal fattore meteorologico e dalla non chiarezza dei dati delle centraline. Non sappiamo ad esempio i dati della centralina mobile a Ceccano. In questa situazione non c’è altro da fare che agire sulle cause dell’inquinamento e non limitarsi all’emanazione di ordinanze che lasciano il tempo che trovano. Chi andrà a controllare camini e stufe a pellet? Chi verificherà che si brucino le giuste quantità di legna e non si butti nel camino tutto quello che mi infastidisce in casa? Chi verificherà gli scarichi di decina di migliaia di camini? Il problema non sta appunto nella repressione quanto nell’educazione sostenuta dalle scelte politiche. L’emergenza mal’aria potrebbe diventare una carta importante per lo sviluppo, se la politica saprà coglierla.
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