
“O Sapienza…”
“O Adonai…”
“O Radice di Iesse…”
“O Chiave di David…”
“O Oriente…”
“O Re delle genti…”
“O Emmanuele…”
Giorno per giorno, nell’ultima settimana che precede il Natale, le antifone del Magnificat ed i versetti dell’Alleluia si ammantano di un sapore di poesia antica, arcaica, misteriosa e densa di simboli. Tutte sono dei
vocativi, iniziando con la “O…” che serve a chiamare o richiamare. Eppure, se in alcuni casi l’invocazione è chiara (“O Sapienza”, “O Re delle genti”, “O Emmanuele”), in altre i riferimenti sembrano un po’ criptici: la radice di Iesse, la chiave di David, o il nome ebraico di Dio, “Adonai”. La scelta non è casuale, né è casuale l’ordine in cui le invocazioni sono poste.
Leggendo infatti le iniziali dei vocativi dal basso verso l’alto (cioè dall’ultimo giorno prima di Natale, il 24, retrocedendo fino ad una settimana prima), si legge una piccola frase latina: “ERO…
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