All’inizio parole di felicità e speranza, troppo velocemente soppiantate dall’ansia e dalla paura. Fu la varicella a gettare una terribile ombra sul futuro del bambino che stava crescendo dentro di lei. Roberta scrive, e dalle sue parole emerge il desiderio disperato di una mamma di proteggere la sua creatura; il tentativo di farsi forza, di asciugare le sue lacrime e forzare il sorriso per il bene della sua piccola stella.
La varicella pian piano passò ma, eventuali danni per il bimbo, erano ancora da verificare; e nell’attesa di quel verdetto, dalle pagine del diario prende forma tutto l’amore di due genitori per il proprio bambino, la felicità che la sola percezione della sua esistenza dà loro; il dialogo costante di Roberta con suo figlio, quasi a darsi forza a vicenda, l’attenzione per ogni impercettibile movimento, il desiderio di rivedere con l’ecografia quel piccolo miracolo d’amore che ormai è il centro dei pensieri di mamma e papà, la voglia di sentire quel cuoricino che batte a tremila.
Ad un certo punto il racconto si interrompe. Tante pagine bianche espressione di lacrime e paura. Silenziose ed urlanti allo stesso tempo. Il controllo fatto il 15 di dicembre all’Umberto I di Roma, rivelò un igroma cistico settato
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