di Nunzio Galantino
Ci sono situazioni da cui non puoi essere assente. Ci sono momenti nei quali, a far la differenza, è proprio la presenza, che dice attenzione, disponibilità, solidarietà. Spinto da questi sentimenti mi sono recato ad Amatrice. Sento impotenza davanti a una natura severa. Sento disgusto per le diverse forme di sciacallaggio. Sento tanta generosità e voglia di ricominciare, in gente che chiede, essenzialmente, di non essere lasciata sola.
L’impotenza, innanzitutto.
Da ogni parte che giro lo sguardo vedo i segni di una natura che si è abbattuta come una furia sulle abitazioni dell’uomo, sfrattandolo, intrappolandolo, seppellendolo e cancellando abitudini familiari, frequentazioni, commerci, attività quotidiane. Ho toccato con mano una analoga devastazione solo nella “Striscia di Gaza”: ma almeno là è possibile ricostruire la genesi di tanta violenza, mentre qui il dramma mi rende muto. La sagra di quegli spaghetti che hanno fatto conoscere questo borgo nel mondo – e che vi avrebbe avuto luogo proprio in questo fine settimana – non ha fatto nemmeno in tempo ad accendere i suoi piatti, i suoi canti, i suoi colori.
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