di Barbara Zampelli
La bellezza di una melodia non sarebbe una proprietà intrinseca dell’armonia, ma dipenderebbe dalla nostra educazione musicale. È questa è la conclusione di uno studio del Massachusetts Institute of Technology, pubblicato su Nature: il nostro cervello infatti non avrebbe la capacità innata di riconoscere combinazioni di note come più piacevoli, rispetto ad altre.
Le melodie che conosciamo contengono talvolta momenti di tensione, movimento e instabilità. Questi scaturiscono da insiemi di note, o accordi, detti dissonanti, che sono da noi percepiti come sgradevoli. A volte sono stati usati per simboleggiare sentimenti negativi, come inquietudine, odio, o dolore. Le dissonanze richiedono una risoluzione successiva su accordo consonante, cioè su un altro insieme di note che produce sul nostro orecchio invece un effetto diaffermazione, armonia e riposo.
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