di Rino Farda per Agensir
Negli Usa da anni ormai furoreggia un sito dove è possibile pubblicare e condividere i messaggi più assurdi che l’autocorrettore (del testo) contribuisce a scrivere nelle conversazioni digitali. Si chiama “damnyouautocorrect.com” ed è in grado di regalare vere e proprie perle di umorismo involontario con vette di surreale dadaismo che sembrano inarrivabili per una mente umana mediamente autoconsapevole. Potenza della tecnologia digitale. I messaggi con parole sbagliate, che possono costituire più di un motivo di imbarazzo, non sono però che la punta dell’iceberg. Il problema è più complesso e ha i connotati di una vera e propria svolta antropologica.
Messaggi, mail, chat instantanee su Facebook, gruppi di conversazione digitale e multimediale con amici, parenti o colleghi su Whatsapp, eccetera. Il contatto personale è contingentato e si vive nella preoccupazione costante non solo dell’errore involontario (una parola sbagliata o il “maledetto” autocorrettore) ma anche e soprattutto di non saper trovare le espressioni giuste per l’emozione del momento e, quindi, di essere tragicamente o “fantozzianamente” fraintesi.
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