di Enzo Del Brocco*
La violenza perpetrata in questi mesi sta diventando ogni giorno più opprimente. Dentro di noi accresce il desiderio di fare giustizia, urla, ruggisce e si rifiuta di rimanere in silenzio davanti a tanta barbarie e violenza. Questo è un sano istinto e talvolta fa bene coltivare questo desiderio di giustizia. Abbiamo bisogno, a volte, di protestare, di gridare, di gettare letteralmente noi stessi nella mischia per combattere l’ingiustizia e fare tutto quanto in nostro potere per fermare la crocifissione. Ma ci sono momenti quando le cose sono andate così lontano che gridare e protestare non sono più utili (specie se fatti nei talk-show o altri servizi televisivi dove tutti hanno la ricetta pronta), il buio sta per avere la sua ora qualunque cosa accada e tutto quello che possiamo fare è di stare sotto la croce e avere il coraggio di ingoiare la sua amarezza, rifiutando di partecipare nella sua energia malefica e demoniaca. In tali situazioni, come Maria sotto la croce, dobbiamo dire: “Non posso fermare questa crocifissione, ma posso impedire all’odio, all’amarezza, alla vendetta, alla gelosia, alla bruta insensibilità, e all’oscurità che lo circonda di imprigionarmi conducendomi nell’abisso dell’odio. Non permetterò all’odio di impossessarsi del mio cuore e di condurmi sulla via della vendetta e della violenza!” Questa non è disperazione o rassegnazione. La nostra “impotenza sordina” non è una rassegnazione passiva, ma il contrario è rumorosa e fa tremare i “forti”. Si tratta di un movimento verso gli unici raggi di luce, di amore e di fede che ancora splendono nel buio. E, in quel momento, è l’unica cosa che la fede e l’amore possono fare: “Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrymosa”!
*cp, Haiti
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