Era una Palermo di sabbia quella del ’92-93.
Non la sabbia bianca di Mondello sulla quale fuggire dalla noia delle giornate scolastiche. Non la sabbia incrostata sulle macchine e le piante dopo una pioggia di scirocco. No. Era la sabbia nei sacchi a protezione delle camionette militari. Era la prima volta dopo la guerra che l’esercito veniva impiegato per ragioni di ordine pubblico. Dopo Falcone e Borsellino la città era sotto assedio, che neanche Beirut. L’operazione Vespri aveva riempito la città di militari. Solo l’esercito poteva proteggerla dall’assedio di sangue a cui l’avevano sottoposta i Corleonesi. Erano gli anni in cui frequentavo il liceo.
Per andare a scuola passavo tutti i giorni davanti alla casa di Falcone e c’era quell’albero sopravvissuto in modo paradossale, come spesso la vita in Sicilia, in mezzo al cemento. Quell’albero
era fiorito di pezzi di carta. Dopo Capaci tutti avevano lasciato il…
View original post 84 altre parole
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento