di Alex Corlazzoli
“Aldo Moro? E’ la piazza da dove parte lo scuolabus maestro”. Nessuno in famiglia mi aveva mai parlato dell’ex presidente del Consiglio sequestrato dalle Brigate Rosse ma alle medie, il professore di educazione fisica Giuseppe Ferrari, ogni 9 maggio non ci faceva fare la consueta e noiosa corsetta di riscaldamento ma chiedeva di fare con lui un minuto di silenzio.
In quei sessanta secondi non ho idea cosa pensassi, forse neanche capivo la solennità di quell’attimo ma quel nome “Aldo Moro”, quel gesto, quel chiederci di fermarci, è rimasto appiccicato alla mia pelle.
Era la metà degli anni Ottanta e Peppino Impastato, massacrato dalla mafia nello stesso giorno, era sconosciuto al Nord. Nel mio paese siamo cresciuti con l’idea che erano “affari loro”: mentre un mio coetaneo a Palermo, tornando a casa da scuola, poteva imbattersi in un uomo riverso sul marciapiede o sentire l’eco di una bomba, noi credevamo che non avremmo mai avuto a che fare con lamafia. Trentotto anni dopo sono tante le piazze, le vie, i parchi di tutt’Italia intitolati ad Aldo Moro e a Peppino Impastato.Quel minuto di silenzio, invece, non si fa più in classe.
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