Idrocarburi nei terreni in misura del 368 per cento in più rispetto al consentito, inquinanti nelle acque di falda, due anni per analizzare un terreno e il suo inquinamento, nessuna presa di posizione da parte del Ministero dell’ambiente pur sollecitato per iscritto: questo l’inquietante quadro che emerge dalle premesse dell’ordinanza con cui Caligiore ha vietato l’uso dei pozzi a Ceccano, in un’area di 500 metri attorno alla Viscolube in attesa di ulteriori indagini chimiche sulla qualità dell’acqua. Ed emergono anche tante domande sulle capacità del sistema di salvaguardia del territorio di intervenire tempestivamente nei confronti di situazioni così evidentemente pericolose. Il sito in cui oggi opera la Viscolube, che rigenera oli esausti per quasi mezzo milione di tonnellate ogni anno, ha visto diversi cambi di proprietà, dalla Clipper, all’Agip Petroli, all’Eni e finalmente all’attuale azienda: di fronte ad un conclamato inquinamento del terreno, nel 2014 la Viscolube chiedeva di effettuare una bonifica degli spazi interni allo stabilimento ed immediatamente circostanti. Per comprendere la situazione ci sono voluti due anni, in cui, secondo l’Arpa, le sostanze inquinanti sono finite nelle falde…
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