di Giuseppe Savagnone
Mentre gli italiani si accaniscono fino al sangue sul problema delle unioni gay, sulla scia di un’offensiva ideologica che fa di questo problema la cartina di tornasole del nostro grado di civiltà, il nostro paese declina inesorabilmente. E non solo a livello economico. Perché questo, a sua volta, è solo la punta dell’iceberg che rivela altre, più profonde carenze, di cui però si parla pochissimo o niente affatto. Un caso emblematico è ciò che sta accadendo alla nostra Università. Uno studioso specialista dei problemi del Meridione, Gianfranco Vietti, ha recentemente presentato i risultati di una ricerca condotta dalla Fondazione RES sull’andamento dell’istituzione universitaria in Italia, con particolare riferimento al rapporto tra Nord e Sud. I dati che emergono sono agghiaccianti.
Negli ultimi sette-otto anni, mentre in Francia gli investimenti in questo settore sono stati potenziati del 3,5% e in Germania addirittura del 23,0%, in base alla fondata convinzione che il progresso complessivo, anche economico, di una nazione dipenda dal suo sviluppo culturale, in Italia questi investimenti complessivi sono scesi del 21%! In questo arco di tempo anche il numero degli immatricolati è diminuito del 20% e quello dei docenti del 17%. E ciò in un contesto in cui il nostro paese è al ventesimo posto, su 28, nel numero dei laureati, collocandosi allo stesso livello della Bulgaria!
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