Abbiamo attraversato la Porta Santa e siamo giunti alla tomba dell’Apostolo Pietro per fare la nostra professione di fede; e oggi la Parola di Dio illumina in modo speciale i nostri gesti.
In questo momento, ad ognuno di noi il Signore Gesù ripete la sua domanda: «Voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Una domanda chiara e diretta, di fronte alla quale non è possibile sfuggire o rimanere neutrali, né rimandare la risposta o delegarla a qualcun altro. Ma in essa non c’è nulla di inquisitorio, anzi, è piena di amore! L’amore del nostro unico Maestro, che oggi ci chiama a rinnovare la fede in Lui, riconoscendolo quale Figlio di Dio e Signore della nostra vita. E il primo chiamato a rinnovare la sua professione di fede è il Successore di Pietro, che porta con sé la responsabilità di confermare i fratelli (cfr Lc 22,32).
Così papa Francesco che con in testa lo zucchetto e addosso il cappotto bianco ha varcato la porta santa di San Pietro mescolato tra dipendenti laici e loro familiari. Nella festa della Cattedra di San Pietro, e nel mezzo del cammino di riforma della curia, la commissione dei cardinali (C9) che la sta mettendo a punto ha recentemente chiuso la tredicesima sessione di lavori, Francesco ha partecipato al Giubileo della curia, del governatorato e delle istituzioni collegate alla Santa Sede. Nell’Aula Paolo VI si è accomodato nel posto dei fedeli e ha ascoltato la meditazione di padre Marko Ivan Rupnik, artista e teologo gesuita, direttore del Centro Aletti, poi ha celebrato la Messa nella Basilica vaticana
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Lascia un commento