di Luigi Oliveri
La riforma del mercato del lavoro che deriva dai decreti attuativi del Jobs act è molto ben congegnata nella descrizione dei servizi da rendere ai disoccupati, ma rischia di rivelarsi un libro dei sogni.
Il problema non consiste tanto nel definire i sistemi di aiuto, ormai consolidati e noti, quanto nelle risorse. E le risorse pubbliche restano irrimediabilmente ed eccessivamente scarse. Infatti, mancano all’appello circa 4,5 miliardi, a essere generosi. Vediamo il perché.
La riforma (il decreto legislativo 150/2015) ha specificato in modo corretto e convincente le funzioni e i servizi da rendere ai disoccupati, puntando in particolare su:
– profilazione del fabbisogno di ricerca di lavoro;
– stipulazione di un patto di servizio individualizzato, col quale definire le attività di assistenza più o meno intensiva nella ricerca di lavoro;
– orientamento di base o specialistico;
– proposte di formazione, lavoro o tirocinio.
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