di Laura Eduati
“Il viaggio di papa Francesco a Bangui mette in allerta la Francia e l’Occidente non tanto per il pericolo terrorismo, quanto perché la sua visita metterà in luce le gravissime mancanze del governo di Parigi e dell’Onu in Repubblica Centrafricana“. Don Mauro Milani oggi è un parroco della campagna trevigiana in una piccola frazione di Loria (Treviso) ma dal 2007 e fino ai primi giorni di novembre era missionario proprio nella terra che il Pontefice toccherà il 29 e 30 novembre al termine del suo itinerario africano. Giusto a Bangui, la capitale della tormentatissima Repubblica Centrafricana,Bergoglio anticiperà l’inaugurazione del Giubileo e l’apertura della Porta Santa. Un segnale fortissimo per i fedeli dell’Africa, che tuttavia ha gettato nel panico i servizi di sicurezza a una manciata di giorni dai terribili attacchi dell’Isis in Francia, Egitto, Libano e Mali.
Simbolicamente, papa Francesco ha voluto che nelle tappe di Bangui fosse annoverata anche una visita alla moschea, certamente un incoraggiamento alla pace in un Paese dilaniato anche da una guerra civile promossa dalle fazioni cristiane (antibalaka) e musulmane (seleka) che ciclicamente compiono violenze contro la popolazione con saccheggi, stupri, incendi, esecuzioni sommarie.
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