di di Paolo Legrenzi, psicologo presso l’Università Ca’ Foscari e Armando Massarenti, filosofo, direttore del supplemento culturale Il Sole 24 Ore Domenica
Il piano per la buona Scuola è centrato sulla comprensione critica delle tecnologie digitali con l’obiettivo di rendere “creatori”, e non solo “fruitori digitali”, gli studenti, gli insegnanti e, in futuro, i cittadini. A questo scopo è importante analizzare non solo il funzionamento delle tecnologie, ma anche quello della mente umana che deve apprendere le strategie cognitive per poi poter interagire con queste tecnologie.
Per questa comprensione è essenziale disporre di quelle competenze trasversali che abbiamo chiamato “buona logica” e che, nei paesi anglosassoni, sono comprese sotto il termine-ombrello “pensiero critico”. Se è vero che, in termini molto generali, i computer elaborano informazioni come fa la mente umana, è altrettanto vero che i computer non sono disturbati da quell’omuncolo di cui ci parla Roberto Casati sul Domenicale del Sole24Ore dell’8 novembre.
L’omuncolo che ci disturba non è altro che quel complesso di intuizioni e di pre-giudizi – nel senso letterale di giudizi dati troppo presto, in modo precipitoso – che ci portano in modi sistematici e prevedibili fuori strada. Spesso non basta neppure conoscerne bene il funzionamento per poterne prevenire gli effetti. Questa difficile “prevenzione” è dovuta alla forza e alla sistematicità con cui l’omuncolo ci porta fuori strada. Solo l’esercizio assiduo con gli strumenti della cassetta degli attrezzi che va sotto il nome di “buona logica” ci permette di creare quell’interfaccia tra la mente naturale e le sue simulazioni che è un elemento cruciale dell’agenda digitale.
Spesso si sente parlare di scuola digitale, e se ne parla anche in un articolo approfondito su Agenda Digitale. Ma a che punto siamo veramente?
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