di Martina Ottaviani
La rivincita di Franco Fiorito va in scena nel Palazzo di Giustizia di Roma. Non era lui a mangiare ostriche e champagne pagando con i soldi dei cittadini, macchina nuova e ‘vacanzone’ in Sardegna non li aveva pagati usando denaro pubblico. Alla fine la magistratura ha dovuto riconoscere che le spesse pazze ipotizzate dalle indagini le aveva sostenute per lo più di tasca sua. Sul suo conto giudiziario sono rimasti i tre stipendi al mese che riscuoteva: uno da consigliere regionale del Lazio, uno da presidente della Commissione Bilancio, uno da capogruppo del PdL. E per questo adesso la Corte dei Conti reclama quasi un milione di euro indietro. Ma la vera rivincita è un’altra: ai giudici aveva raccontato che era costretto ad andare in ufficio di notte per evitare i consiglieri che si appostavano sul pianerottolo per reclamare soldi del gruppo. “Mi avevano scambiato per un bancomat” aveva detto. Ora la procura della Repubblica ha concluso le indagini sulle spese compiute dal Gruppo. Ed il sostituto procuratore Alberto Pioletti ha chiesto l’apertura di un processo a carico di otto persone. Ipotizza il reato di peculato.
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